Terapie per l’osteoartrite canina: una revisione scientifica
Scritto da Éric Troncy
Una rassegna descrittiva della gestione del dolore cronico correlato all’osteoartrite (OA) nei cani, che esamina l’evidenza (o la sua mancanza) dell’efficacia e della sicurezza per gli approcci farmacologici e non farmacologici.
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Punti chiave
Quando si considerano le opzioni farmaceutiche disponibili per la gestione dell’OA, è importante considerare il rapporto rischi/benefici delle possibili terapie.
Molti studi segnalano l’efficacia di vari farmaci prescritti per l’OA, ma talvolta le metodologie utilizzate possono avere notevoli carenze, tanto da influire sull’affidabilità dei risultati.
Oggi sono disponibili numerose opzioni non farmacologiche per la gestione dell’OA, ma può essere difficile valutarne l’efficacia e la sicurezza.
È probabile che le terapie combinate per l’OA canina abbiano effetti additivi o sinergici, che devono dimostrare esiti superiori rispetto ai singoli trattamenti.
Introduzione
Nel 2024, il gruppo ha pubblicato un articolo che discuteva l’eziologia, il rilevamento e la diagnosi dell’osteoartrite (OA) canina, e il presente articolo conclude la revisione con una presentazione delle opzioni disponibili per il trattamento del dolore cronico correlato all’OA nei cani. Oggi, il Medico Veterinario ha un’ampia scelta di possibili terapie, sia trattamenti farmacologici che alternative non farmacologiche. Molte di queste terapie sono state inizialmente tratte dagli studi clinici sull’uomo, e il presente articolo si propone di valutare le varie opzioni di trattamento in modo obiettivo attraverso una revisione completa della letteratura.
Terapie farmaceutiche
Quando si parla di opzioni farmaceutiche per la gestione dell’OA, è importante conoscere il rapporto rischi/benefici delle terapie disponibili. La Figura 1 offre una classificazione del livello di evidenza per l’efficacia basato sulla qualità degli studi citati nella Tabella 1; in altre parole, indica se il disegno sperimentale impiegato abbia favorito uno studio randomizzato, controllato (con placebo), in cieco, utilizzando una valutazione obiettiva del dolore, insieme all’analisi statistica. La risposta placebo è un’eventualità in qualsiasi soggetto affetto da una malattia, e con qualsiasi metodo di valutazione ce altrettanto vale per una risposta nocebo (nociva). Tuttavia, l’effetto placebo a livello di “gruppo” è più comune ed è elevato con le misure soggettive (più sensibili ai bias), mentre le risposte placebo e nocebo misurate in un esito obiettivo tendono a neutralizzarsi per un gruppo. Nonostante questa debolezza maggiore, ci sono ancora troppi studi che utilizzano valutazioni soggettive, non validate e prive di controllo di confronto, cosa che impedisce di trarre conclusioni sull’efficacia della gestione del dolore.
Tabella 1. Ricerca bibliografica: opzioni di gestione farmaceutica dell’OA.
| Ricerca su banca dati online a | Script (parole chiave) | Articoli registrati vs. articoli idonei per la revisione (n) |
|---|---|---|
| FANS | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (FANS oppure meloxicam oppure carprofene oppure inibitori di COX-2 oppure piprant) | 246/39 |
| NGF | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (NGF oppure anticorpo monoclonale) | 34/4 |
| Oppioide | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (oppioide oppure tramadolo) | 17/3 |
| DMOAD | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (DMOAD oppure pentosano oppure ialuronico oppure doxiciclina oppure tiludronato oppure steroide oppure Synovetin OA®) | 303/26 |
| (cane oppure canino) E osteoartrite* E (ARA 3000 BETA oppure botulino) | 4/3 +1 b | |
| Amantadina | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (amantadina) | 2/1 c |
| Gabapentin | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (gabapentin) | 1/1 d |
| a. PubMed®, Web of science®; b. ricerca interna; c. articolo di ricerca originale; d. abstract congressuale | ||

Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
L’efficacia dei FANS nell’OA canina è stata segnalata in almeno 40 pubblicazioni scientifiche negli ultimi 30 anni, ma molte di esse contengono carenze significative che mettono in dubbio l’affidabilità dei risultati ottenuti. Ad esempio, solo 13/40 studi hanno utilizzato misure di valutazione obiettiva come l’analisi dell’andatura baropodometrica (PGA) o l’actimetria, mentre i restanti si basavano sugli esiti soggettivi per valutare l’efficacia del trattamento. A conoscenza dell’autore, 16/40 studi hanno utilizzato un metodo di valutazione soggettivo del dolore (parzialmente) validato, che era quasi sempre (14/16) il Canine Brief Pain Inventory (CBPI). Inoltre, solo il 42,5% degli studi prevedeva un controllo con placebo; di questi, solo 8 includevano un gruppo con placebo e una valutazione obiettiva, consentendo di trarre conclusioni valide in merito all’efficacia del FANS testati.
Uno studio ha dimostrato un miglioramento significativo nei valori della forza verticale di picco (PVF) al Giorno 60 nei cani con OA trattati con carprofene o meloxicam (1). Risultati della PVF simili sono stati successivamente ottenuti con carprofene dosato a breve termine (≤ 14 giorni) (2-4) o per oltre 6 settimane (5). Entrambi i farmaci sembrano ridurre l’attività notturna, suggerendo potenzialmente una qualità del sonno migliore (6,7). Studi precedenti hanno utilizzato la somministrazione orale, ma uno studio recente ha scoperto con un follow-up di 2 mesi che l’iniezione intra-articolare (IA) di celecoxib riduceva significativamente le concentrazioni locali di PGE2 e migliorava la PGA (8); inoltre, sebbene lo studio sia una verifica teorica, questa nuova via di somministrazione è promettente.
Il carprofene sembra essere efficace nel ridurre il dolore biomeccanico dell’OA (18/40 pubblicazioni, 45%), e lo stesso vale per il meloxicam (8/40, 20%). Gli inibitori di COX-2 e i farmaci della classe dei piprant, essendo farmaci più recenti, sono stati testati per lo più con una valutazione soggettiva (15/19 studi) rispetto al metodo con controllo positivo o con placebo (12/19), ma solo 7 hanno utilizzato uno strumento di metrologia clinica validato; 4 includevano un controllo con PGA, 6 un controllo con placebo, e solo uno aveva entrambi i controlli, con PGA e con placebo.
Considerata la scarsità di studi che utilizzano risultati validati basati su dati obiettivi, l’efficacia dei FANS nei cani con OA non può essere confermata con certezza per tutti i prodotti, in particolare per quanto riguarda:
- La mancanza residua di raccomandazioni sul dosaggio basate sull’evidenza, che possono variare a seconda della gravità dell’OA, dei diversi regimi di somministrazione (continui o “al bisogno”), e dell’inclusione di altri prodotti multimodali che potrebbero avere un impatto sull’uso sinergico e sicuro.
- La ben nota compliance al trattamento limitata dei FANS.
Ciò è preoccupante, poiché i FANS sono la classe farmacologica principale utilizzata per gestire l’OA, e lo è ancora di più se si considerano gli effetti indesiderati noti e osservati. La reale incidenza degli eventi avversi è attualmente sconosciuta, e nella maggior parte degli studi randomizzati, controllati con placebo e in cieco non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa tra i cani trattati e i cani di controllo. Gli eventi avversi più comuni sono stati quelli gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea e anoressia), sebbene siano possibili riscontri anche epatotossicità e nefrotossicità. Sono stati osservati segni in 36/46 studi, con un’incidenza globale dell’8,1% su 4.398 cani trattati.
Infine, è importante notare che la maggior parte degli studi è stata finanziata da aziende farmaceutiche che cercavano di validare l’efficacia dei loro prodotti, cosa che si rifletteva in un tasso di “conflitto di interessi” dell’81% quando segnalato in modo trasparente.
Anticorpi monoclonali
Negli ultimi dieci anni, l’eccesso di fattore di crescita delle cellule nervose (NGF), che ha dimostrato di essere implicato nel dolore e nella sensibilizzazione dell’OA, è diventato un target farmacologico di scelta. Quattro articoli pubblicati (tre che usavano un gruppo con placebo) segnalano i potenziali benefici degli anticorpi monoclonali anti-NGF caninizzati, coinvolgendo principalmente metodi di valutazione soggettivi, con il CBPI utilizzato come esito primario. Uno studio ha incluso anche un metodo di valutazione obiettiva (actimetria) e ha scoperto che l’attività diurna aumentava in un periodo di 28 giorni dopo un’iniezione di ranevetmab (non disponibile in commercio), rispetto al placebo (9); bedinvetmab ha inoltre mostrato un’analgesia efficace dai giorni 28-84 rispetto al placebo (10). Come definito da CBPI, il tasso di risposta era maggiore (circa il 53-58%) due settimane dopo la seconda iniezione mensile, per poi raggiungere il plateau, mentre il tasso di risposta al placebo raggiungeva il 42%. Dato il ruolo onnipresente dell’NGF in molte funzioni corporee, sono possibili effetti avversi a lungo termine, ma questi sembrano essere poco frequenti (1-10 casi su 10.000 dosi somministrate nei dati di farmacovigilanza) e non sono ancora stati studiati specificamente per identificare una vera causalità. Per il momento mancano linee guida sulle indicazioni per caso (OA lieve, moderata o grave) e sulla possibile combinazione farmacologica sicura ed efficace.
Tramadolo
Solo tre recenti articoli si sono concentrati sull’oppioide tramadolo per i suoi effetti sul dolore da OA canina. Due studi includevano un gruppo con placebo e uno un gruppo con soggetti sani come controllo, e due studi utilizzavano valutazioni obiettive (cioè, actimetria e/o PGA). Una tossicità è stata segnalata in due articoli (ma con risultati contraddittori) e un articolo era associato a un conflitto di interessi. Non è stato segnalato alcun effetto per il gruppo trattato con tramadolo (4 o 5 mg/kg 3x/die PO) (per soli 14 o 10 giorni) rispetto al gruppo con placebo con PGA (4,6), ma il punteggio soggettivo del CBPI è migliorato per il gruppo trattato (6). Con una durata di trattamento così breve, la valutazione obiettiva ha confermato che il tramadolo non induce un effetto oppioide nei cani; tuttavia, la somministrazione a lungo termine (1 mese) di tramadolo a rilascio lento (5 mg/kg 1x/die PO) è stata associata a un effetto analgesico sinergico, consentendo un dosaggio ridotto (0,25 mg/kg 1x/die PO) del FANS ketoprofene, cosa che suggerisce un’inibizione della ricaptazione della serotonina e della norepinefrina, i neuromediatori monoamminici centrali che accentuano il controllo inibitorio endogeno del dolore (11).
Farmaci modificanti la malattia OA (DMOAD)
Come alternativa ai FANS, che hanno come target l’infiammazione cronica, i DMOAD puntano a fermare o limitare le alterazioni articolari strutturali, di modo che la riduzione del catabolismo non alimenti più la neurosensibilizzazione indotta dall’infiammazione. I DMOAD includono:
- pentosano e doxiciclina, che hanno come target i mediatori del rinnovamento tissutale cartilagineo,
- i bifosfonati come ad esempio tiludronato, che influenzano il rinnovamento osseo,
- acido ialuronico e radioisotopi, che combattono l’infiammazione sinoviale e forniscono viscointegrazione.
Tra il 1985 e il 2022 sono stati pubblicati venticinque articoli di ricerca su vari DMOAD per la gestione del dolore da OA canina; 15/25 hanno utilizzato valutazioni obiettive (come PGA, istologia e analisi sierologica), 9/25 hanno utilizzato un modello sperimentale di OA canina, e solo il 48% ha incluso un gruppo con placebo. È una limitazione importante, poiché gli studi che utilizzano un modello di OA indotta richiederebbero la conferma utilizzando l’OA canina naturale con uno studio clinico randomizzato, controllato e in cieco. Inoltre, il 40% degli studi non indicava il conflitto di interessi.
I modelli sperimentali supportavano solitamente effetti strutturali promettenti, ma la traslazione nell’OA canina clinica era spesso deludente, e nella migliore delle ipotesi non conclusiva: una sola volta (nel 1985) è stato studiato un copolimero degli acidi grassi commerciale iniettabile che ha mostrato un miglioramento funzionale nel 64% nei cani trattati, ma molti fattori (nessun gruppo con placebo, nessuna valutazione obiettiva e una perdita del 41% al follow-up) hanno impedito di poter trarre alcuna conclusione sull’efficacia (12). Per quanto riguarda pentosano polisolfato, due studi randomizzati multicentrici che utilizzavano 3 mg/kg SC ogni 7 giorni per 4 iniezioni non sono riusciti a dimostrare alcun effetto analgesico significativo, e sono stati considerati studi di scarsa qualità che utilizzavano scale soggettive non validate. I corticosteroidi sotto forma di prednisone (0,25 mg/kg 1x/die PO) o triamcinolone (5 mg, ogni 4 settimane IA) hanno mostrato di ridurre le dimensioni degli osteofiti e delle lesioni cartilaginee in un modello di OA canina (13), ma in generale mancano studi clinici successivi convincenti. In sintesi, l’efficacia dei DMOAD resta dubbia e la maggior parte degli studi non ha segnalato una potenziale tossicità nonostante l’uso di iniezioni ripetute; tuttavia, sebbene l’uso delle iniezioni IA nella gestione dell’OA canina rimanga promettente, vari fattori contribuiscono a limitarne il suo uso attuale.
Amantadina
Il potenziale effetto analgesico complementare dell’amantadina, un farmaco antivirale, è stato esplorato in un singolo studio insieme a meloxicam (14), ma le debolezze metodologiche, tra cui valutazioni soggettive senza validazione, ne mettono in dubbio l’efficacia. Nel complesso, manca qualsiasi evidenza a sostegno dell’uso di amantadina come trattamento analgesico per il dolore da OA canina, e tale aspetto è aggravato dalla sua limitata disponibilità causata dalla pandemia di COVID.
Gabapentin
Il gabapentin viene sempre più utilizzato nelle prescrizioni veterinarie per alleviare il dolore dell’OA canina, ma non esistono attualmente pubblicazioni scientifiche a supporto di tale prassi. L’abstract di una conferenza ha segnalato il trattamento di cani con una combinazione di carprofene e gabapentin (8-12 mg/kg 3x/die PO) o tramadolo (3-5 mg/kg 3x/die PO) per un totale di 4 settimane, ma non sono state fornite informazioni riguardanti i FANS. Sebbene sia stato segnalato un miglioramento simile nel valore PGA con entrambi gli analgesici centrali, non è stato incluso alcun gruppo con placebo, per cui tale miglioramento non può essere attribuito in modo affidabile al trattamento. Inoltre, sono stati segnalati effetti indesiderati in un massimo del 70% dei cani trattati, ma questi non sono stati descritti in dettaglio e (a conoscenza dell’autore) non è stato pubblicato alcun articolo successivo a questo abstract. Sono necessari studi qualificati che utilizzino gabapentin, da solo o in associazione, impiegando un gruppo con placebo parallelo, insieme a valutazioni obiettive.
Opzioni non farmaceutiche
Il mercato della salute animale è colmo di opzioni non farmacologiche per la gestione dell’OA canina (Tabella 2), ma sono efficaci e sicure? Mentre alcune richiedono la consultazione di un Medico Veterinario, altre sono somministrati da para-professionisti o addirittura utilizzati autonomamente dai proprietari, e c’è una crescente inclinazione tra questi ultimi a utilizzare prodotti più naturali per prendersi cura dei propri pet (15). Di seguito viene fornita una rassegna delle varie opzioni, con una rappresentazione schematica della loro efficacia comprovata mostrata nella Figura 2.
Tabella 2. Ricerca bibliografica: opzioni di gestione non farmaceutiche dell’OA.
| Ricerca su banca dati online a | Script (parole chiave) | Articoli registrati vs. articoli idonei per la revisione (n) |
|---|---|---|
| Trattamento muscoloscheletrico adiuvante con farmaci biologici | ||
| Cellule staminali mesenchimali | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (cellule staminali mesenchimali oppure MSc O frazione vascolare stromale oppure SVF) | 77/36 |
| Plasma ricco di piastrine | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (PRP oppure plasma ricco di piastrine oppure plasma ricco di fattori di crescita oppure PRGF oppure fattore di crescita derivato dalle piastrine oppure derivato piastrinico oppure gel piastrinico oppure concentrato piastrinico oppure PRF oppure fibrina ricca di piastrine oppure ACP oppure plasma condizionato autologo oppure APS oppure soluzione proteica autologa oppure lisato piastrinico oppure surnatante piastrinico) | 61/19 |
| Modalità fisioterapiche | ||
| Terapia con fotobiomodulazione | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (Fotobiomodulazione oppure fototerapia) | 25/5 |
| Trattamento con onde d’urto extracorporee | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (trattamento con onde d’urto extracorporee oppure ECSWT) | 5/3 |
| Terapia con risonanza magnetica nucleare | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (terapia con risonanza magnetica nucleare oppure NMRT oppure MBST) | 30/1 |
| Elettrostimolazione nervosa transcutanea | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (Elettrostimolazione nervosa transcutanea oppure TENS) | 1/1 |
| Terapia a ultrasuoni | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (terapia a ultrasuoni) | 10/1 |
| Idroterapia | (cane oppure canino) E osteoartrite* E idroterapia | 9/1 |
| Esercizi aerobici in acqua | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (esercizi aerobici in acqua oppure nuoto) | 3/1 |
| Terapia manuale ed esercizio fisico a casa | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (terapia manuale oppure manipolazioni oppure mobilizzazioni oppure stretching oppure massaggi oppure fisioterapia oppure terapia fisica) | 125/2 |
| Altre terapie |
||
| Agopuntura | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (agopuntura oppure auroterapia oppure impianto di grani d’oro oppure impianti di filo d’oro) | 21/10 |
| Omeopatia | (cane oppure canino) E osteoartrite* E omeopatico | 3/2 +1 b |
| Aromaterapia | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (aroma oppure olfattivo oppure feromone) | 0/12 c |
| Terapia acustica | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (suono oppure rumore oppure musica) | 0/2 c |
| Stile di vita e dieta | ||
| Restrizione alimentare e perdita di peso | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (peso oppure dieta oppure gestione oppure riduzione oppure restrizione) | 667/10 + 3 b |
| Alimenti dietetici e nutraceutici | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (alimento dietetico oppure alimento dietetico oppure nutraceutico oppure integratore) | 115/55 +1 b |
| Modifica ambientale | (cane oppure canino) E osteoartrite* E (ambiente oppure stile di vita) | 91/1 |
| a. PubMed®, Web of science®; b. ricerca interna; c. altra ricerca senza OA | ||

Trattamenti muscoloscheletrici adiuvanti
Sembrano promettenti le iniezioni intra-articolari (IA) con trattamenti muscoloscheletrici adiuvanti (AMT) biologici, con o senza una combinazione di altre opzioni. Gli AMT hanno come target la rigenerazione della cartilagine e riducono l’infiammazione sinoviale, migliorando le capacità funzionali dell’animale. Gli AMT per l’OA canina includono due categorie di prodotti biologici iniettabili:
- Cellule stromali mesenchimali (MSc) o frazione vascolare stromale (SVF) di origini autologhe, allogeniche o xenogeniche.
- Plasma ricco di piastrine (PRP), plasma ricco di fattori di crescita (PRGF) e soluzione proteica autologa (APS), tra cui siero condizionato attivato (ACS) o concentrato piastrinico autologo (APC).
Molte segnalazioni sulle iniezioni di MSC/SVF per l’OA canina (n=36) hanno dimostrato efficacia e sicurezza, sia da sole (n=26), sia in combinazione con FANS (n=1), PRP (n=4) o acido ialuronico (n=5) (16). I proprietari hanno segnalato un miglioramento soggettivo post-iniezione del 50% (che è notevole) in termini di zoppia, gamma di movimenti, attività e dolore da OA, soprattutto nei casi gravi (16). Tuttavia, questi miglioramenti non sono stati confermati da Medici Veterinari e valutazioni obiettive. Studi controllati con placebo (n=6) hanno mostrato un miglioramento soggettivo del 16,4-40,8% (n=4) e un miglioramento obiettivo di 0-37,5% (n=2) per il gruppo trattato rispetto al gruppo con placebo. L’effetto dimensionale (o clinico) di tali interventi con AMT è minimo (differenza del 20-50%). Il disegno dello studio e le limitazioni metodologiche, come la mancanza di gruppo con placebo e standardizzazione nella preparazione delle MSc, impediscono di trarre conclusioni da questi riscontri (16).
Esiste un’evidenza limitata per le iniezioni di PRP, PRGF e APS/ACS/APC (n=19), utilizzate da sole (n=10) o in combinazione con MSc (n=4) o terapia fisica (n=5) (16,17). Una revisione sistematica multispecie (n=7 articoli nei cani) ha indicato benefici clinici ed effetti modificanti la malattia delle iniezioni di PRP (una o più) in 1.251 animali (17). Gli esiti soggettivi miglioravano del 30-50% a 30 giorni dopo l’iniezione, ma tendevano a regredire entro 120-180 giorni. Solo 6/19 soggetti erano controllati con placebo, tutti mostravano assenza di differenze significative tra i gruppi di trattamento e i gruppi con placebo (17).
In sintesi, gli AMT biologici sembrano promettenti nel trattamento sicuro dell’OA canina, anche con iniezioni ripetute a lungo termine (16,17). Le preoccupazioni per la sicurezza sono principalmente correlate alla procedura di preparazione e iniezione, giustificando ulteriori indagini. Gli AMT biologici combinati, ovvero gli AMT con modalità fisioterapiche, hanno mostrato un’efficacia a lungo termine (90-180 giorni) migliore sia negli esiti clinici soggettivi che in quelli obiettivi, ma la maggior parte degli studi ha sottolineato la mancanza di rigore scientifico e la debolezza nel disegno sperimentale, evidenziando i limiti delle valutazioni obiettive del dolore e le carenze metodologiche(16,17). Per questo, non è attualmente possibile raccomandare i biologici IA.
Modalità di fisioterapia
Sono stati condotti alcuni studi che indagavano opzioni tra cui terapia con campo elettromagnetico a impulsi, terapia con fotobiomodulazione (laser), trattamento con onde d’urto extracorporee e terapia con risonanza magnetica nucleare, ma con risultati variabili. Una recente rassegna descrittiva esaustiva (18) ha evidenziato che l’elettrostimolazione nervosa transcutanea e le terapie a ultrasuoni sono utili per la gestione del dolore da OA negli esseri umani, ma non è stata raggiunta la stessa conclusione per l’OA canina a causa della mancanza di evidenza scientifica. Nel complesso, l’efficacia delle modalità fisioterapiche nella gestione dell’OA canina rimane incerta a causa dei limiti nella ricerca esistente, come ad esempio valutazioni soggettive, mancanza di controllo con placebo, interventi non in cieco, eterogeneità nei protocolli di trattamento e nelle popolazioni di pazienti.
Altre terapie
Gli studi sull’agopuntura (n=10) hanno mostrato risultati contrastanti, lasciando emergere discrepanze tra i miglioramenti riferiti dal proprietario e le valutazioni condotte dai Medici Veterinari. Molte ricerche, che includevano idroterapia, esercizi aerobici in acqua, e terapia manuale per l’OA canina, hanno mostrato esiti contrastanti; ad esempio, mentre l’idroterapia si è dimostrata promettente nel migliorare i parametri correlati alla displasia dell’anca, gli esercizi aerobici in acqua hanno prodotto risultati poco convincenti. Gli studi sulla terapia manuale incontrano difficoltà di disegno: uno studio non controllato ha dimostrato che lo stretching passivo aumenta significativamente la gamma di movimento articolare nei cani con OA, mentre un altro rapporto ha evidenziato effetti contrastanti della deambulazione su terreni diversi, sottolineando l’importanza di personalizzare gli esercizi nei programmi di riabilitazione.
Una revisione sistematica ha esaminato l’uso dell’omeopatia nei cani con OA (n=2) (19) e solo uno studio, condotto su 44 cani, ha prodotto risultati conclusivi. Ciò ha suggerito che, quando l’analisi era limitata ai soggetti che rispondevano positivamente, mobilità, PVF e dolore dei cani trattati cambiavano significativamente rispetto al placebo. Il secondo studio ha presentato un rischio elevato di bias e non è stato considerato.
Sembra che nessuno studio abbia esaminato gli effetti della stimolazione olfattiva o uditiva nella gestione dell’OA canina, sebbene tale stimolazione sia stata studiata in relazione ad altre condizioni. Uno studio condotto su 55 cani di rifugio ha suggerito che l’olio di lavanda sembra indurre attività che evocano il rilassamento. Un altro studio condotto su 60 cani di rifugio ha dimostrato una riduzione nei comportamenti correlati all’eccitazione dopo esposizione a musica e feromoni per tre ore al giorno e, in misura minore, se esposti alla lavanda per lo stesso periodo. Tuttavia, secondo una revisione sistematica, l’uso di feromoni per il trattamento dei comportamenti canini indesiderati non ha un’evidenza di efficacia sufficiente (n=7) (20).
Riquadro 1. Elenco degli acronimi utilizzati più spesso nell’articolo.
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Stile di vita e dieta
Restrizione alimentare e perdita di peso
Solo tre studi clinici hanno esaminato gli effetti dell’alimentazione per la gestione del peso sull’OA, e come il controllo del peso possa influire sui cani sovrappeso od obesi con OA. Le misure soggettive e obiettive, quando eseguite, hanno mostrato che la perdita di peso ha migliorato la zoppia nei cani con OA, ma gli studi avevano campioni limitati, nessun gruppo di controllo e non erano in cieco (21). Una revisione longitudinale iniziata all’età di 8 settimane nei Labrador ha indagato se la restrizione calorica potesse ridurre l’incidenza e la gravità dell’OA; metà dei cani ha ricevuto un alimento di controllo e l’altra metà una razione a contenuto limitato di calorie del 25% (21). L’incidenza delle lesioni da OA nel gruppo di controllo rispetto a quello con alimento a limitato contenuto calorico è stata rispettivamente del 61,1% contro il 14,2% per l’anca, dell’86,3% contro il 57,1% per la spalla, e del 36,3% contro il 19,0% per il gomito. La prevalenza dell’OA che colpisce più articolazioni era maggiore nel gruppo di controllo, così come la gravità delle lesioni a livello dell’anca, del gomito e della spalla. Inoltre, i cani sottoposti ad alimentazione a limitato contenuto calorico hanno mostrato un inizio ritardato del trattamento per l’OA, e quelli che hanno richiesto l’eutanasia a causa dell’OA erano molto più anziani rispetto ai cani che avevano ricevuto l’alimento di controllo. È interessante notare che uno studio PGA su cani di proprietà con zoppia da OA ha dimostrato che l’aumento del peso corporeo aggravava la zoppia, alterando maggiormente la PVF rispetto ai cani con peso corporeo stabile (22).
In sintesi, i cani di taglia grande con punteggio delle condizioni fisiche mantenuto a circa 5/9 per tutta la vita possono presentare:
- Incidenza ridotta di displasia dell’anca.
- Incidenza e gravità ridotte di OA.
- Necessità ritardata di trattamento dell’OA (e di altre malattie croniche).
- Necessità ritardata di eutanasia dovuta a malattia cronica (l’alterazione del benessere animale associata all’OA era una delle principali cause di eutanasia); e
- Morte naturale ritardata dovuta a una malattia diversa dall’OA (da testare in futuro).
Alimenti dietetici e nutraceutici
Una revisione sistematica (n=54) ha discusso l’efficacia degli alimenti dietetici e dei nutraceutici nella gestione dell’OA canina (23). Acidi grassi polinsaturi omega-3 (ω-3 PUFA) di origine marina (acido eicosapentaenoico [EPA] e acido docosaesaenoico [DHA]) sono risultati i composti più studiati (n=15) ed erano efficaci sia come integratori, sia quando inseriti negli alimenti dietetici (solo il 10% non ha avuto effetti), senza produrre effetti indesiderati. I nutraceutici a base di collagene (n=8; 18,2% senza effetto) e i cannabinoidi (n=5; 14,3% senza effetto) hanno mostrato livelli inferiori di efficacia e di effetti dimensionali. I nutraceutici condroitina-glucosamina (n=8, 88,9% senza effetto) erano chiaramente inefficaci e non vanno raccomandati per la gestione dell’OA canina. Gli studi associati ai nutraceutici a base di collagene e di condroitina-glucosamina erano di qualità metodologica mediocre, a differenza di quelli su PUFA ω-3 e cannabinoidi (23).
È raccomandabile che i PUFA ω-3 siano di origine marina (ricchi di EPA/DHA) e non di origine vegetale. Questi ultimi (come gli oli di semi di lino, di soia o di noci) sono ricchi di acido alfa-linolenico (ALA), che viene scarsamente (o per nulla) metabolizzato in EPA/DHA dagli animali. A differenza dei farmaci, gli integratori alimentari non sono controllati e c’è il rischio di una potenziale variabilità del contenuto, motivo per cui non garantiscono efficacia, qualità e sicurezza. Sono necessarie ulteriori ricerche per documentare le dosi, le formulazioni e le combinazioni raccomandate per ogni prodotto. I Medici Veterinari dovrebbero rivedere le proprie attuali raccomandazioni, rendendo i proprietari di cani consapevoli di queste sottigliezze, e praticare maggiormente la medicina basata sull’evidenza (23), oltre a incoraggiare i proprietari a dedicarsi in quelle azioni che possono fare la differenza nella salute del loro cane.
Modifiche ambientali ed esercizio fisico
Si raccomanda di far svolgere quotidianamente ai cani con OA esercizi fisici a basso impatto per evitare di aggravare la condizione, cosa che potrebbe danneggiare ulteriormente la cartilagine e le ossa e portare allo sviluppo di tessuto cicatriziale e fibrosi articolare. Esiste una prova limitata dell’efficacia dell’esercizio fisico quotidiano nell’OA canina: il gruppo dell’autore ha riferito che 54 minuti di attività quotidiana hanno causato un aumento clinicamente significativo della PVF. Tuttavia, i proprietari dovrebbero ricevere una formazione e un regolare follow-up veterinario per adattare correttamente le raccomandazioni (24). Persino un livello moderato di esercizio fisico può peggiorare l’andatura nei cani con OA rispetto ai cani di controllo.
Le raccomandazioni per le modifiche ambientali si basano principalmente sull’esperienza e sul giudizio di Medici Veterinari e proprietari, ma per quanto ne sappiamo non esistono studi che ne misurino l’efficacia nella gestione del dolore da OA canina. Queste modifiche sono probabilmente vantaggiose per ottimizzare la convivenza tra proprietario e cane nelle interazioni quotidiane, ma sollevano una questione: è possibile che riducano o aumentino il carico di lavoro del proprietario?
L’efficacia dei FANS nell’OA canina è stata segnalata in almeno 40 pubblicazioni scientifiche negli ultimi 30 anni, ma molte di esse contengono carenze significative che mettono in dubbio l’affidabilità dei risultati ottenuti.
Conclusione
Le opzioni di gestione dell’osteoartrite (OA) canina sono numerose e si basano su studi condotti sull’uomo, al fine di proporre sia trattamenti farmacologici, sia alternative non farmacologiche. Si prevede che la terapia combinata dimostrerà esiti superiori rispetto ai singoli trattamenti, grazie agli effetti additivi o sinergici. L’evidenza scientifica valida per le singole terapie può essere scarsa e quasi inesistente per gli approcci multimodali. Il principio primum non nocere (per prima cosa, non nuocere) deve essere il caposaldo della terapia dell’OA, e deve tenere conto di molti fattori correlati al paziente, come la gravità, la durata e l’evoluzione dell’OA, insieme alle eventuali comorbilità, basando la scelta del trattamento sui meccanismi del dolore da OA diagnosticati (o sospettati). L’ideale sarebbe che in futuro emergesse un quadro migliore per la gestione dell’OA canina, rendendo più facile adattare il trattamento alle esigenze del cane in modo efficace e mirato.
| Ringraziamenti: questa rassegna descrittiva del team GREPAQ si basa su 30 anni di esperienza nel campo dell’osteoartrite. L’attribuzione della paternità intellettuale include (in questo ordine) i seguenti studenti laureati: Marilyn Frezier; Aliénor Delsart; Laurie Martin; tutti e tre candidati per il PhD; Manuela Lefort-Holguin; candidata per l’MSc; e gli esperti di settore: Colombe Otis, PhD; Maxim Moreau, PhD; Aude Castel, DEV, MSc, Dip. ACVIM-Neurology; Bertrand Lussier, DMV, MSc, Dip. ACVS; ed Éric Troncy, DEV, MSc, PhD, DUn-Pharmacology. |
| Dichiarazione di conflitto d’interesse: GREPAQ ha collaborato con numerose aziende farmaceutiche e nutrizionali, ma gli autori dichiarano di non aver avuto alcun conflitto d’interesse nella redazione di questo articolo. |
Riferimenti
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Éric Troncy
DEV, MSc, PhD, DUn-Pharmacology/-chemistry, Groupe de Recherche en Pharmacologie Animale du Québec (GREPAQ), Facoltà di Medicina Veterinaria, Université de Montréal, Canada
Il Dr. Troncy è attualmente Professore e Direttore del gruppo di ricerca GREPAQ dell’Université de Montréal (UdM). Ha conseguito la laurea alla National Veterinary School di Lione e completato una residency in Anestesiologia prima di conseguire il PhD all’UdM e un dottorato in Farmacologia alla Louis-Pasteur University di Strasburgo, Francia. È autore di numerosi articoli e abstract, molti dei quali incentrati sul suo interesse clinico per l’osteoartrite dei piccoli animali.
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