Considerazioni nutrizionali nel gatto durante l’invecchiamento
Scritto da Vincent Biourge e Denise Elliott
Il progresso dell’assistenza veterinaria, della nutrizione e dello stile di vita ha migliorato l’aspettativa di vita del cane e del gatto negli ultimi 20 anni. Si è visto che l’alimentazione e una gestione nutrizionale appropriate sono in grado di alleviare, rimandare, rallentare e persino prevenire le malattie comunemente associate al processo dell'invecchiamento, consentendo una qualità di vita migliore negli animali da compagnia anziani.
Punti Chiave
Si è visto che l’alimentazione e una gestione nutrizionale appropriate sono in grado di alleviare, rimandare, rallentare e persino prevenire le malattie comunemente associate al processo dell'invecchiamento.
Le raccomandazioni nutrizionali nei gatti sani anziani devono tenere presenti gli specifici requisiti della specie felina, l'impatto dell'invecchiamento sulla fisiologia e sul metabolismo e le strategie dietetiche che potrebbero aiutare a prevenire o rallentare i processi di malattia.
La longevità richiede una partenza salutare fin dalla giovane età. I deficit di nutrienti influiscono significativamente sulla durata di vita tanto quanto gli eccessi.
È importante mantenere condizioni corporee ottimali per l’intera vita del gatto. I veterinari devono quindi valutare le diete e la gestione nutrizionale dell’animale da compagnia che invecchia ed elaborare le raccomandazioni in base alle ultime conoscenze scientifiche.
Introduzione
Il progresso dell’assistenza veterinaria, della nutrizione e dello stile di vita ha migliorato l’aspettativa di vita del cane e del gatto negli ultimi 20 anni [1] [2]. Si è visto che l’alimentazione e una gestione nutrizionale appropriate sono in grado di alleviare, rimandare, rallentare e persino prevenire le malattie comunemente associate al processo dell'invecchiamento, consentendo una qualità di vita migliore negli animali da compagnia anziani 3 4 5 [6]. I veterinari devono quindi valutare le diete e la gestione nutrizionale dell’animale da compagnia che invecchia ed elaborare le raccomandazioni in base alle ultime conoscenze scientifiche.
Molte malattie feline correlate all’età (ad es. malattia renale, osteoartrite, diabete mellito, ipertiroidismo) vengono osservate più spesso dopo l’età di dieci anni. Per la maggior parte di queste malattie e soprattutto nel gatto, i segni clinici evidenti si manifestano più avanti, nel corso del processo fisiopatologico. Le diete dei gatti senior “sani” devono quindi integrare nella formula la prevenzione di queste malattie associate all’invecchiamento. I gatti tendono a vivere più a lungo dei cani e non è raro che il veterinario visiti gatti con oltre 15 anni d’età. Tuttavia, come nell’uomo, a seconda del background genetico e ambientale di ogni gatto, l’età cronologica e quella fisiologica non sono sempre corrispondenti.
Le raccomandazioni nutrizionali per il gatto sano anziano devono quindi tenere presenti gli specifici requisiti della specie felina, l’impatto dell’invecchiamento sulla fisiologia e sul metabolismo e includere strategie dietetiche che potrebbero aiutare a prevenire o rallentare i processi di malattia comunemente associati all’invecchiamento (Tabella 1) [17].
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La dieta formulata nel modo più accurato aiuterà il gatto anziano solo se questo la assume volentieri. Occorre quindi cercare di garantire la massima appetibilità, grazie a combinazione di ingredienti di qualità, scelta accurata degli aromi, dimensioni delle crocchette e consistenza dell’alimento. Inoltre bisogna ricordare che i gatti più anziani sono più predisposti verso patologie che causano poliuria/polidipsia e soffrono più facilmente di zoppia per cui è fondamentale fornire loro un accesso agevole all’acqua fresca (Figura 2).
Conseguenze dell’invecchiamento sui fabbisogni dietetici
Energia
Come in altre specie, l’invecchiamento nel gatto è associato a una diminuzione della massa corporea magra e un aumento di quella grassa [1]
[11]
. Dato che la massa magra è il tessuto metabolicamente attivo, spesa energetica e fabbisogni energetici si riducono con l’età. Ciò non vale tuttavia per tutti i gatti, soprattutto quelli di oltre 12 anni d’età. Esiste un’evidenza che quasi un terzo dei gatti anziani ha una capacità ridotta di digerire il cibo, soprattutto il grasso e le proteine [1]
. Questa situazione è confermata dalla prevalenza inferiore dell’obesità nei gatti di oltre 10 anni d’età (Figura 3) 9
[13]
. Per questa ragione, non tutte le diete senior dovrebbero avere un contenuto energetico ridotto. La densità energetica e l’apporto calorico dovrebbero essere regolati in modo da mantenere la condizione corporea ottimale. Come punto di partenza, sono disponibili le seguenti raccomandazioni (Figura 1) 7
[9]
:
- Gatto adulto (attività moderata, tutti i gatti, a prescindere se sterilizzati o interi) = 77,6 x peso corporeo0,711 Kcal di EM/kg
- Gatto intero adulto e gatto maturo (attività elevata) = 93 x peso corporeo0,711 Kcal di EM/kg
- Gatto sovrappeso = 62 x peso corporeo0,711 Kcal di EM/kg
Dato che la variabilità individuale e stagionale può essere elevata nel gatto, l’apporto calorico deve essere adattato alla condizione corporea del singolo paziente.
L’aspettativa di vita è inferiore nei gatti che sono sotto o sopra la condizione corporea ottimale [10]. Una condizione corporea scadente potrebbe essere l’indicatore precoce di un problema clinico che impedisce la compensazione degli episodi di digiuno comunemente associati alle malattie. Oltre a promuovere la zoppia e i problemi cutanei (perché il gatto non si pulisce), l’obesità favorisce l’insulinoresistenza (Figura 4) [9] e di conseguenza il diabete mellito che quindi è una complicanza frequente dell’obesità felina. Esistono alcune controversie sull’uso degli carboidrati come fonti energetiche nelle diete feline. I gatti si sono evoluti come carnivori stretti e in quanto tali, rispetto al cane o all’uomo, hanno una capacità inferiore di digerire e metabolizzare i carboidrati 14 [15]. I gatti sono tuttavia molto efficienti nell’utilizzare grandi quantità di carboidrati ben cotti nelle loro diete ed è l’obesità, piuttosto che il consumo di elevate quantità di carboidrati, a promuovere l’insulinoresistenza 14 15 16 [17]. Nei gatti che sono in sovrappeso e/o hanno il diabete mellito, la riduzione dei carboidrati alimentari, quella dell’apporto energetico e l’aumento delle proteine della dieta, possono migliorare collettivamente le condizioni corporee e il tasso di remissione, consentendo di ridurre la dose di insulina [17].
Oltre ad essere fonti energetiche, i grassi sono anche fonti di acidi grassi essenziali [7]. Esistono due famiglie di acidi grassi essenziali, gli ω-6 (olio vegetale) e gli ω-3 (olio di semi di soia, olio di semi di lino, olio di pesce) ed è importante che siano in equilibrio. I primi segni delle carenze di acidi grassi sono un mantello secco, arruffato e opaco. Esiste una buona evidenza nelle altre specie (e alcuni sospetti nei gatti), che gli acidi grassi ω-3 a catena lunga (EPA e DHA) dell’olio di pesce contribuiscano a mantenere sano il sistema immunitario e la funzione cognitiva (ad es. apprendimento, memoria), a ridurre i processi infiammatori (come quelli osservati nell’osteoartrite e nella dermatite), a rallentare la progressione della nefropatia e che possano essere utili nella prevenzione del diabete mellito e del cancro 6 15 [18]. Gli acidi grassi ω-3 a catena corta (acido α-linolenico) come quelli presenti nell’olio di semi di lino, non possono essere convertiti a EPA e DHA nel gatto (l’efficienza di questa conversione è veramente limitata nel cane) [7]. L’acido gamma-linoleico (olio di borragine, olio di primula) sebbene sia un acido grasso ω-6, ha inoltre un utile effetto antinfiammatorio attraverso la via della prostaglandina-1.
Proteine
In passato, veniva comunemente raccomandato di limitare l’apporto proteico nei gatti anziani in base alla falsa credenza che ciò avrebbe aiutato a proteggere la funzione renale. Tuttavia, le ricerche hanno mostrato che la restrizione proteica è inutile nei gatti anziani, anche nel caso della nefropatia allo stadio iniziale 18 [19]. La restrizione del fosforo alimentare e l’integrazione con EPA/DHA hanno mostrato di essere i fattori più importanti per rallentare la progressione della nefropatia [18]. Nel cane, si è scoperto che i fabbisogni proteici aumentano con l’età [1]. Mancano dati analoghi nel gatto ma data la loro natura di carnivori stretti, i requisiti proteici alimentari sono assai maggiori nei gatti di tutte le età [7]. Anche la qualità delle proteine deve essere tenuta presente. Proteine a bassa digeribilità promuovono la flora proteolitica del colon (la cosiddetta “flora cattiva”, come il Clostridium perfringens, ecc.), rendono molli le feci e ne favoriscono il cattivo odore. Contrariamente alle credenze comuni, alcune proteine vegetali come ad esempio il glutine di grano, quello di mais, gli isolati e gli idrolisati proteici di soia, sono molto digeribili e la loro composizione aminoacidica viene facilmente bilanciata dalla scelta oculata degli ingredienti; inoltre, hanno un contenuto in fosforo ridotto. Sono quindi le proteine più indicate nelle diete dei gatti senior.
Fibre alimentari
Le fibre alimentari sono fondamentali per la salute del tratto gastrointestinale [7]. Esse contribuiscono alla regolazione del transito, sebbene quantità eccessive (> 25%) di fibre insolubili (non fermentescibili) possano promuovere la stipsi nel gatto anziano. Le fibre alimentari contribuiscono al senso di sazietà e riducono l’apporto energetico nei gatti che tendono a essere in sovrappeso (Figura 5) [20]. Le fibre fermentescibili, chiamate anche prebiotici (ad es. polpa di barbabietola, polpa di cicoria e frutto-oligosaccaridi) promuovono una flora sana e la produzione di acidi grassi a catena corta, soprattutto butirrato, una fonte energetica importante per i colonociti. Uno studio recente ha indicato che una combinazione di fibra prebiotica, acido linoleico, EPA/DHA e antiossidanti promuoverebbe la longevità nei gatti anziani, mantenendo meglio il peso corporeo, la massa corporea magra, la conta eritrocitaria e lo spessore della cute [6]. Il livello di fibra alimentare varia notevolmente, a seconda della densità energetica desiderata della dieta (15-90 g/1000 Kcal EM).
Minerali
Dato che la restrizione del fosforo ha mostrato di rallentare la progressione della nefropatia e che la prevalenza di quest’ultima è molto alta nei gatti anziani, viene spesso consigliato di ridurre il livello di fosforo ai livelli minimi raccomandati (1,25-2 g/1000 Kcal) nelle diete per gatti senior [1] [18]: quindi il rapporto calcio:fosforo dovrebbe essere bilanciato di conseguenza. È stato recentemente suggerito che i livelli di sodio alimentare (2,5-3 g Na/1000 Kcal) che stimolano la diuresi potrebbero promuovere la progressione della nefropatia [21]. La letteratura disponibile pubblicata nelle riviste riconosciute a livello internazionale (peer-reviewed journals) non conferma tuttavia questa rivendicazione. Su cinque documenti scientifici che indagavano l’associazione fra apporto di sodio e progressione della nefropatia nel gatto e nel cane, quattro non hanno scoperto alcuna associazione 21 22 23 24 [25] e la rivendicazione che una dieta a elevato contenuto in NaCl sia associata con il declino progressivo della funzione renale [26] è stata oggetto di dibattito.
L’ipocaliemia è comune nei gatti anziani, soprattutto quelli nefropatici. I livelli dietetici di potassio non devono quindi essere troppo vicini a quelli minimi raccomandati, soprattutto se la dieta è acidificante. I calcoli di ossalato di calcio (CaOx) sono più comuni nei gatti anziani. La fisiopatologia del CaOx è ancora scarsamente conosciuta [27]. Si è visto che il pH urinario era un fattore predittivo debole per la saturazione urinaria di CaOx 27 [28] ma promuovere la diluizione urinaria fornendo cibo umido e/o aumentando il sodio alimentare (2,5-3 g/1000 Kcal) è un sistema efficiente per ridurre la saturazione di CaOx [27].
Vitamine
Il danno ossidativo ha un ruolo importante in molte malattie associate all’invecchiamento, come ad esempio artrite, cancro, malattie cardiovascolari e neurologiche. Una notevole evidenza nei pazienti umani e negli animali, suggerisce che gli antiossidanti possano fornire una certa protezione contro lo stress ossidativo e i normali processi dell’invecchiamento [1] [6]. Gli studi sugli antiossidanti nel gatto hanno segnalato effetti benefici sui marcatori dello stato ossidativo. È quindi ragionevole raccomandare quantità aumentate di nutrienti antiossidanti. L’integrazione con una combinazione di antiossidanti (ad es. Vitamina C ed E, taurina, luteina, polifenoli) è da preferire, dato che hanno un’azione sinergica e agiscono in aree cellulari differenti. Dato che sono necessari per la sintesi degli enzimi e dei substrati chiave nelle vie antiossidative, sembrerebbe prudente fornire adeguati apporti di proteine e oligoelementi nelle diete per i gatti anziani.
Altri nutrienti
Numerosi nutrienti non essenziali sono stati raccomandati nelle diete dei gatti anziani; fra queste la L-carnitina dato che promuove l’ossidazione del grasso. L’osteoartrite è molto frequente nei gatti anziani: tuttavia i segni clinici vengono difficilmente riconosciuti dai proprietari [30] e, anche prescindendo dalla prescrizione veterinaria, l’integrazione alimentare potrebbe essere molto utile per il gatto. Uno studio clinico randomizzato in doppio cieco, recentemente completato, sostiene l’effetto positivo di una miscela di cozze verdi della Nuova Zelanda, glucosamina e condroitina solfato, oltre a EPA/DHA, sulla capacità di sostenere attività fisica, sia percepita che obiettiva, dei gatti con osteoartrite [31].
Le raccomandazioni nutrizionali del gatto anziano sano, tengono quindi conto degli specifici requisiti della specie felina, promuovono il mantenimento di una condizione corporea ottimale, regolano e/o forniscono nutrienti che aiutano a prevenire o rallentare la progressione delle malattie associate all’invecchiamento.
Vincent Biourge
DVM, PhD, Dip. ACVN, Dip. ECVCN
Francia
Il Dr. Biourge ha conseguito la laurea presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Liegi (Belgio) nel 1985. È rimasto come assistente nel Department of Nutrition per due anni prima di passare al Veterinary Hospital presso l’University of Pennsylvania, Philadelphia e più tardi al Veterinary Medical Teaching Hospital dell’University of California, Davis come PhD/residente in Clinical Nutrition. Nel 1993, il Dr. Biourge ha ottenuto il PhD in Nutrition all’University of California e il diploma ACVN. Nel 1994 è entrato a far parte del Centro Ricerche Royal Canin ad Aimargues (Francia) con la qualifica di responsabile della comunicazione scientifica e nutrizionista e ha gestito il programma di ricerca nutrizionale dal 1999 al 2007. Nel 2008 è diventato direttore scientifico per la salute e la nutrizione del centro.
Denise Elliott
BVSc (Hons), PhD, Dip. ACVIM, Dip. ACVN
Regno Unito
La Dr.ssa Elliott ha conseguito la laurea in medicina veterinaria dall’University of Melbourne nel 1991. Ha completato un internato in Small Animal Medicine and Surgery presso l’University of Pennsylvania e una residenza in Small Animal Medicine and Surgery e in Clinical Nutrition presso l’UCD. Denise Elliott ha ottenuto il diploma ACVIM nel 1996 e il diploma ACVN nel 2001, lo stesso anno in cui ha ricevuto il PhD in Nutrition dall’UCD per il suo lavoro sull’analisi dell’impedenza bioelettrica multifrequenza nei gatti e cani sani. La Dr.ssa Elliott è attualmente Head of Research presso il WALTHAM Centre for Pet Nutrition.
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